Emoticon: alfabeti mutanti
La proliferazione delle Emoticon e dei segni pittografici non ha lasciato inalterate nemmeno le lettere alfabetiche standard. La scrittura digitale ha abituato gli utenti a utilizzare tutte le variazioni visuali della tipografia: i caratteri, gli stili, le dimensioni, i colori sono diventati fattori espressivi
di uso comune nei messaggi digitali.
Andando oltre, si sono introdotte lettere con deformazioni simboliche: segni alfabetici coperti da fiamme e lacrime, lettere modificate da contorsioni serpentine o inserti antropomorfi,
cuori palpitanti, esplosioni, fusioni, ammiccamenti.
Emoticon onomatopeiche. Immagine digitale. 2008
I fumetti ci hanno abituato ad onomatopee fonetiche come “splash” o “Grrrr”, che poi si sono trasformate in onomatopee visive cercando di raffigurare il significato nella forma della parola.
Questa mutazione espressiva della scrittura è il sintomo di una esigenza di comunicazione che vuole andare oltre l’alfabeto. D’altra parte, dopo tremila anni di scrittura alfabetica, ci siamo abituati a coglierne solo i lati positivi e comodi, ma non i limiti, ad esempio il legame strettissimo della scrittura con una lingua specifica. Un testo alfabetico, per la sua natura, è sempre espresso in una lingua nazionale.
Ma la civiltà del web è invece globale.
Possiamo immaginare una civiltà futura che adotterà forme di scrittura diverse dall’alfabeto?
UN NUOVO GEROGLIFICO?
L’evoluzione in atto nelle chat sta in un certo senso compiendo un percorso a ritroso,
indietro nel tempo verso le origini della scrittura.
Stiamo tornando dall’alfabeto fonetico alle scritture precedenti, ai geroglifici?
In effetti analizzando l’origine dell’alfabeto, si scopre che le lettere derivano da segni ideografici.
Ad esempio, la prima lettera A nasce dal rovesciamento del disegno della testa di un bue,
stilizzato a partire da un geroglifico egiziano.
Non a caso il nome semitico della prima lettera, Aleph, significa bue.
In un certo senso, e a prima vista, gli adolescenti che chattano sembrano
comportarsi come gli scribi egiziani, che elaboravano eleganti sequenze di figure,
e stanno riscoprendo la componente visiva, ideografica, della scrittura,
che tutti riconosciamo nei segni affascinanti ed enigmatici degli antichi egizi.
In realtà il geroglifico era un codice troppo complesso per essere un modello adottabile nel futuro della scrittura digitale. Inoltre i segni egiziani rappresentavano soprattutto suoni, non idee e immagini.
Per trovare forme di scrittura più pertinenti bisogna tornare ancora più indietro, al paleolitico, all’epoca delle incisioni rupestri, il codice da cui hanno avuto origine le prime scritture, quella geroglifica e cuneiforme.
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